Di solito scrivo in inglese, ma di tanto in tanto devo dire che la mia cara vecchia lingua materna mi manca. Probabilmente in italiano riesco a dire le cose in un modo che in inglese me lo posso solo sognare. Riesco ad andare diretta al punto.
Sono in un periodo in cui mi sto facendo tante domande sull’amore, di cui la maggior parte rimane senza risposta, anche perchè – diciamoci la verità – nessuno di noi capisce una beneamata mazza dell’amore.
Cos’è l’amore? Mi devo sentire proprio così? Dovrebbe essere un colpo di fulmine istantaneo che dopo 3 minuti mi taglierei le vene per l’altra persona oppure per innamorarsi “per davvero” ci vuole tempo? Devo dichiarare i miei sentimenti subito? Devo buttarmi nella relazione con passione, follia e coraggio o dosare i miei sentimenti con il contagocce finchè l’altra persona non ha firmato un contratto in cui dice che mi amerà per sempre? Viva la monogamia e l’altra metà della mela? Viva il poliamore e vogliamoci tutti bene? Prima devo amare me stessa per trovare l’amore? Oppure prima devo essere amata per amare me stessa? L’amore è una scienza? Oppure devo appellarmi a Paolo Fox?
Chi lo sa, chi lo sa, magari ci fosse una risposta, magari qualcuno ci dicesse cosa fare. E non parlo di coach e compagnia, ma di qualche essere soprannaturale che alla nascita ci desse il dono di capire tutto dell’amore, un po’ come le fatine della Bella Addormentata nel bosco che nella culla le fanno dono di qualsiasi tipo di fortuna e abilità.
L’amore è quella cosa che ti sembra di aver capito quando ce l’hai, anzi ti senti pure di meritartelo, che è stato tutto merito tuo e hai fatto tutto per benino. Ed è invece un enigma senza risposte, degno della Sfinge, quando non ce l’hai più e ancora non hai capito perchè se n’è andato.
Amore che vieni, amore che vai, come diceva De André, lui sì che forse aveva capito qualcosa.
Ecco, in questi momenti di dubbi e domande esistenziali, c’è qualcosa che non mi delude mai e mi dà sempre la forza di andare avanti. E quel qualcosa è RealTime TV. Lo so, un po’ squalliduccio, il regno della tv trash italiana. Eppure tra case, torte e abiti da sposa, ogni tanto trovo le risposte alle mie domande, lì dove meno te lo aspetteresti.
Il programma in questione, che ha dato sollievo a tanti dei miei dubbi, è primo appuntamento, un format in cui dei single più o meno disperati alla ricerca dell’anima gemella decidono di andare a degli incontri al buio, organizzati – in teoria – da un team di esperti sulla base delle loro affinità.
Se c’è una cosa che ho notato guardando questo programma, è che praticamente nessuna delle coppie funziona, infatti quando alla fine ci viene raccontato il roseo avvenire delle coppiette, scopriamo che anche quelli che avevano fatto click, durano al massimo per un paio di altri appuntamenti e poi si perdono di vista. Perchè succede questo? E perchè la maggior parte delle coppie non funziona o viene “friendzonata”?
Ecco le mie personalissime e modestissime teorie sociologiche:
- Più le persone sono in là con gli anni, più portano sulle spalle il peso del loro passato. E questo si traduce in dolori mai superati, confronti impossibili con partner passati, volontà di trovare la persona giusta che abbia tutti i requisiti che abbiamo attentamente selezionato negli anni, vagheggiamenti di un fantomatico colpo di fulmine che magari non si prova più da 40 anni. E via dicendo. E in quest’ottica spesso e volentieri i due attempati aspiranti amanti si lasciano con un “non è scattata”, “i suoi gatti mi farebbero venire l’asma” o altre scuse di questo tipo.
- Soprattutto le donne – ma non solo – sono alla disperata ricerca del mitico, famigerato, irrangiungibile COLPO DI FULMINE. Ma perchè, ma perchè siamo cresciuti con questa idea che se è “la persona giusta” lo saprò nel giro di 50 minuti di convenevoli? Ma chi diamine si è inventato questa leggenda? Certo, non discuto, a qualcuno sarà anche capitato il colpo di fulmine, l’amore a prima vista, ma io dubito fortemente che questa sia la prassi secondo cui due persone si innamorano. Certo, una simpatia, un’attrazione sarebbero auspicabili all’inizio, eppure quante coppie di successo ho sentito che all’inizio non si piacevano granchè, oppure in cui uno dei due era innamoratissimo all’inizio e l’altro era pieno di dubbi, oppure di relazioni che ci hanno messo anni per nascere e svilupparsi. Insomma, ad un appuntamento al buio c’è bisogno di qualche segnale e qualche filtro, ma forse questa fregnaccia del colpo di fulmine potrebbe anche essere accantonata e si potrebbe dare più spazio all’altra persona di rivelarsi per quello che è e non solo per quello che vorremmo noi.
- Le persone che decidono di rivedersi e che si danno una seconda chance, sono quelle che già da subito avevano un atteggiamento positivo e aperto verso l’amore. Magari non si piacciono alla follia, magari hanno dei dubbi. Eppure sono curiosi di conoscere davvero un’altra persona e lo si capisce subito, dai primi minuti, quelli che sono lì per mettersi davvero in gioco e quelli che invece sono venuti solo per autodimostrarsi che l’amore non esiste.
- Le persone ferite e spaventate hanno una muraglia inespugnabile intorno a loro. Innamorarsi richiede coraggio e capacità di abbandono, è una perdita di controllo, è forse la più grande dimostrazione di coraggio che un essere umano può fare in vita sua. Perchè vuol dire prendere il proprio cuore e metterlo nelle mani di un altro. Cosa c’è di più rischioso? Le persone che hanno sofferto molto in passato sono sempre sul chi va là e la loro paura di soffrire ancora è più forte della volontà di essere di nuovo felici, perchè in fondo non si è convinti che questa sia una reale possibilità. Come dargli torto e non capirli? Eppure se si vuole trovare la felicità di nuovo, bisogna aver la forza di buttare giù quella parete che abbiamo intorno e dobbiamo ributtarla giù ogni volta che ricresce se soffriamo ancora.
- La solitudine è difficile, eppure è così rassicurante. Sempre in linea con quanto scritto sopra. Nessuno è davvero felice da solo, ma quando ci sia abitua, diventa un comodo rifugio dal mondo. Le persone che arrivano a Primo Appuntamento dopo anni di solitudine, spesso e volentieri ci ritornano, come un coniglio torna alla sua tana. La solitudine fa male, può fare perfino ammalare, ma quando non si ha più fiducia negli altri, diventa un caldo e protettivo bozzolo da cui è molto difficile uscire.
- Le persone egoiste non cercano un compagno, ma uno specchio di se stessi. E poi ci sono quelli che non cercano l’amore, che per definizione è incontro con l’altro, ma cercano solo uno specchio che rifletta la loro luce. Le persone più egoiste (vogliamo definirli narcisisti, visto che va di moda?) in un partner cercano solo un accessorio che accresca il loro valore agli occhi degli altri. Il partner deve essere bello, con una buona posizione sociale, ben vestito. Non importa poi se l’altra persona si dimostra interessante internamente, l’egoista in questione ha già deciso nei primi 20 secondi che il suo partner non potrà mai e poi mai essere al di sotto delle sue aspettative fisiche.
- Ci siamo tutti impigriti e non vogliamo fare fatica. E questo è il grande dramma della nostra generazione. Io non lo so se si stava meglio quando si stava peggio o se i bei tempi che furono erano effettivamente così belli come voleva farmi credere mia nonna. Però una cosa che ho capito del giorno d’oggi, grazie a Primo Appuntamento, ma anche semplicemente guardandomi intorno, è che nessuno ha più voglia di fare fatica, non tanto a livello lavorativo, ma a livello relazionale. La solitudine dilaga, è una piaga sempre più diffusa, eppure anche il male profondo dell’isolamento sembra preferibile al fatto di impegnarsi un po’. Sembra che tutti vogliano la persona perfetta, bella, intelligente, premurosa, simpatica, che condivide tutti i nostri hobby e vive esattamente dove viviamo noi, il sesso deve essere sempre fantastico e incredibile e l’amore deve scattare da subito e non ci deve mai essere un dubbio da nessuna parte. Se una cosa vacilla anche solo leggermente, allora non è la persona giusta. Basta, buttiamola in pattumiera, cancelliamola e cerchiamone un’altra! Ma davvero è preferibile riniziare costantemente da zero senza mai fare progressi anzichè provare a lavorare sulla relazione e vedere dove ci porta? Quando una cosa non funziona, prima di buttarla si può provare ad aggiustarla, a vedere quanto può crescere e quanto può aiutare anche noi a crescere e a superare i nostri limiti. Sarà che sono cresciuta a Milano, ma in fin dei conti ho sempre pensato che piutost che nient, l’è mei piutost. Almeno alla fine avremo fatto qualcosa della nostra vita, avremo vissuto un amore, anche se imperfetto, ma pur sempre un amore.